Il rapporto parte dalla considerazione che la pandemia Covid19 ha provocato importanti emergenze alle quali l'amministrazione pubblica ha saputo rispondere aggiornando le proprie modalità di azione, anche con modifiche organizzative profonde che si apprestano a diventare, almeno in parte, strutturali.

Il processo può esser riassunto in 3 concetti predominati: meno burocrazia, nuovo personale con nuove e migliori competenze e digitalizzazione.

Sono questi i tre passi ritenuti fondamentali per il rilancio del Paese, emersi dal nuovo scenario che ha portato alla riscoperta della necessità dei servizi pubblici, in primis quelli della sanità, ma anche per provvedere ai "ristori" a famiglie e imprese colpite dalla crisi.

L'emergenza ha rapidamente diffuso il passaggio degli uffici pubblici allo smart working, a nuove procedure concorsuali, al  boom di SPID e all'avvio con successo dell'app IO.  Ha anche però evidenziato le fragilità di un sistema che registra carenze storiche, scarse competenze digitali e bassa propensione all'innovazione. Conseguenze importanti di questi gap sono stati, ad esempio, la débâcle del click day INPS e del bonus bici e i ritardi nell'erogazione della cassa integrazione.

Oggi, affrontare i problemi per produrre una reale innovazione nella PA significa dunque tramutare una burocrazia difensiva, e ancora troppo centrata sul rispetto formale dei processi, in un apparato amministrativo concentrato sul raggiungimento dei risultati.

Nel complesso, la realtà della PA in Italia ha retto all'emergenza Covid19 e ha dimostrato buone capacità di reazione, ma ora, anche per l'impegno previsto nel Next Generation UE, è chiamata a svolgere un ruolo centrale che richiede meno burocrazia, nuovo personale e una forte trasformazione digitale.

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Valenzano, 8 febbraio 2021