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LE NOVITÀ DEL CAD VERSIONE 6

 

 

Con il D.lgs. n. 217 del 13 dicembre 2017, pubblicato in Gazzetta ufficiale il 12 gennaio 2018,  sono state emanate le disposizioni integrative e correttive al decreto legislativo 26 agosto 2016, n. 179, concernente modifiche ed integrazioni al Codice dell'amministrazione digitale (CAD).

È questa la versione numero 6 del codice che ha introdotto per la prima volta già nel 2005, ben 13 anni fa, norme ad hoc per gestire la digitalizzazione della cosa pubblica.  La prima versione era stata ideata come un corpus di disposizioni per affermare il diritto di cittadini e imprese a entrare in relazione con la PA attraverso le tecnologie digitali.

In questa versione, aggiornata e sinergica con il Piano Triennale per l'informatica nella Pubblica Amministrazione, si cerca di dare consistenza al concetto di Carta della cittadinanza digitale, estendendo il diritto dei cittadini ad "accedere a tutti i dati, i documenti e i servizi di  loro  interesse  in  modalità digitale".

L'obiettivo dichiarato è favorire la semplificazione e ridurre l'accesso fisco ai servizi della PA, introducendo all'uopo nuovi diritti e doveri.

A questo scopo è  introdotto il diritto di eleggere un proprio domicilio digitale presso cui ricevere tutte le comunicazioni della PA per via telematica. Si tratta di un indirizzo di posta elettronica certificata, o un servizio elettronico di recapito certificato qualificato, che potrà essere attivato entro l'estate di quest'anno, dotandosi precedentemente di un'identità digitale SPID (Sistema Pubblico per la gestione dell'Identità Digitale di cittadini e imprese), altro cardine su cui poggia il rapporto cittadino/PA. Le comunicazioni elettroniche inviate al domicilio digitale avranno gli stessi effetti giuridici delle comunicazioni a mezzo raccomandata con ricevuta di ritorno.

È  prevista anche l'istituzione della figura del Difensore Civico Digitale Unico, in sostituzioni delle analoghe figure che avrebbero dovuto essere istituite presso tutte le amministrazioni pubbliche, che dovrà intervenire presso le amministrazioni o i concessionari di pubblici servizi inadempienti, per invitarli a rimuovere gli ostacoli che impediscono l'esercizio dei diritti di cittadinanza digitale.  La sfida è rispondere alle inadempienze con una figura davvero autorevole, indipendente e moderna, che è dalla parte di cittadini e imprese, per garantire che i diritti di cittadinanza digitale non restino tra le pieghe del CAD.

Lo SPID, l'Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR) che vuole unificare tutti i database delle anagrafi nazionali e locali, la piattaforma per i pagamenti digitali  ed  elettronici,   la firma digitale  - qualificata ed elettronica avanzata -,  la carta di identità elettronica, un documento personale dotato di sofisticati elementi di sicurezza e di un microchip a radiofrequenza che memorizza i dati del titolare, attestandone l'identità, sono  gli strumenti a disposizione del cittadino per esercitare la propria cittadinanza digitale.

In buona sostanza il decreto correttivo del codice dell'amministrazione digitale fissa chiaramente un principio importante: l'innovazione deve servire a rendere più facile la vita al cittadino.

Per farlo è indispensabile l'istituzione di una dashboard centrale attraverso la quale tenere sotto controllo tutti i propri rapporti con lo Stato (comunicazioni, scadenze, contravvenzioni procedimenti, ecc).  Uno sportello centrale, ma non unico, per fruire di tutti i servizi digitali offerti dalla Pubblica amministrazione senza, tuttavia, precludere la possibilità a cittadini e imprese di continuare a usare i servizi in questione come già sono abituati a fare.

Tutti segni di una rivoluzione possibile.

Il testo pubblicato in Gazzetta ufficiale il 12 gennaio 2018,

Per saperne di più leggi anche "Codice dell'Amministrazione Digitale: le promesse mantenute e quelle mancate. Cosa cambia con il decreto correttivo al CAD approvato dal Consiglio dei Ministri" di Guido Scorza e Diego Piacentini

Valenzano, 6 febbraio 2018

 

 


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