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VIII EDIZIONE BES 2020

 

 

A dieci anni dall'avvio del progetto Benessere equo e sostenibile (Bes), il rapporto di quest'anno analizza l'evoluzione del benessere equo e sostenibile in Italia e offre l'aggiornamento del sistema di indicatori definito per misurare le profonde trasformazioni in atto, incluse quelle determinate dalla pandemia da COVID-19.

L'eccezionalità del momento, infatti, ha fatto emergere nuovi bisogni e ha acuito antiche e nuove disuguaglianze e ha reso necessario un lavoro di arricchimento del quadro concettuale entro cui si sono svolti la raccolta e il trattamento dei dati statistici. 

La nuova condizione ha portato in particolare a:

  • Introdurre nuovi quesiti all'interno delle indagini Istat correnti (ad esempio, quesiti sulla didattica a distanza, sulla fiducia nei medici e negli scienziati – indagine Aspetti della vita quotidiana 2021);
  • Sostituire alcuni indicatori aggiornabili a frequenza pluriennale con altri a cadenza annuale, per migliorare la tempestività (ad esempio sulla sicurezza, sulla vulnerabilità economica delle famiglie e sull'asimmetria del lavoro familiare);
  • Identificare 33 nuovi indicatori che integrano otto dei dodici domini del Bes, per un insieme complessivo ad oggi di 152 indicatori.

Un dato su tutti dimostra quanto la pandemia abbia avuto influenza sul quadro complessivo di indagine. In un solo anno sono stati annullati nel campo della salute gli effetti evolutivi di un intero decennio che, se pur con evidenti diseguaglianze geografiche tra il nord e il sud, avevano portato considerevoli guadagni in termini di anni di vita attesi.

L'integrazione dei nuovi indicatori è stata realizzata in coerenza con le linee fondamentali del programma NextGenerationEU e risponde a esigenze conoscitive specifiche, tra cui l'arricchimento delle informazioni disponibili sugli aspetti sanitari, sulla digitalizzazione, sul capitale umano e sul cambiamento climatico.

Il Rapporto, infine, offre una lettura del benessere nelle sue diverse dimensioni, basata sul nuovo set di indicatori, ponendo particolare attenzione alle differenze territoriali, di genere, età e titolo di studio. Viene anche presentata un'analisi dell'evoluzione degli indicatori negli ultimi dieci anni, seguita dall'analisi approfonditaper ciascuno dei 12 domini: Salute; Istruzione e formazione; Lavoro e conciliazione dei tempi di vita; Benessere economico; Relazioni sociali; Politica e istituzioni; Sicurezza; Benessere soggettivo; Paesaggio e patrimonio culturale; Ambiente; Innovazione, ricerca e creatività; Qualità dei servizi.

Complessivamente Il Rapporto mostra un Paese in grandi difficoltà, che tuttavia mantiene in vita riserve di speranza. In questo quadro NextGenerationEU rappresenta una occasione senza precedenti per la ripresa e il Bes si propone di offrire uno strumento mirato per accompagnare e indirizzare le decisioni dei policy maker e per valutarne i risultati futuri.

Scarica l'intero Rapporto (4,5 MB)

APPROFONDIMENTO

Il Rapporto presenta un quadro complesso e contraddittorio.

Gli indicatori proposti mostrano chiaramente come i cambiamenti nel profilo del benessere in Italia siano stati molti in questi 10 anni, parte in direzione del progresso, parte stanno ad evidenziare aree di criticità.

La pandemia ha portato alla luce come per effetto dei tagli continui, il nostro sistema sanitario e arrivato a disporre di meno posti letto, di medici di età mediamente più elevata, per il blocco del turnover, con l'effetto complessivo di una maggiore disuguaglianza nell'accesso alle cure. I bambini iscritti al nido e i giovani che si laureano sono ancora troppo pochi, e il divario con l'Europa su questo tema continua ad allargarsi.

È  accresciuto il numero di ragazzi che non studiano, non lavorano e non sono inseriti in programmi di formazione professionale. La qualità del lavoro in Italia resta critica, e l'incidenza della povertà assoluta, solo nel 2019 mostra, per la prima volta, una leggera flessione, per poi aumentare nuovamente nel 2020, anche grazie agli effetti del Covid 19.

Anche gli investimenti in ricerca e sviluppo restano ancora troppo bassi e distanti dai valori medi europei. Quanto alla digitalizzazione, l'uso di internet è cresciuto, ma permane lo svantaggio del Mezzogiorno, delle donne e dei più anziani.

Gli investimenti per la tutela e la valorizzazione di beni e attività culturali, già storicamente inadeguati, sono in diminuzione. Crescono le criticità sulle risorse idriche, non migliora la qualità dell'aria, avanza il consumo di suolo e l'abusivismo edilizio soprattutto nel Mezzogiorno.

La pandemia ha rappresentato una frenata, o addirittura un arretramento, in più di un settore. Gli indicatori del Bes hanno registrato impatti particolarmente violenti su alcuni progressi raggiunti in dieci anni sul fronte della salute, annullati in un solo anno. L'emergenza sanitaria ha avuto conseguenze pesanti su un mercato del lavoro già poco dinamico. Resta bassa la quota di persone molto soddisfatte per la vita.

Di contro, dopo anni di declino, cresce l'interesse dei cittadini per i temi civici e politici, così come aumenta la sensibilità per i cambiamenti climatici. La presenza delle donne nei luoghi decisionali ha fatto passi in avanti, ma sono ancora pochi. La criminalità è andata progressivamente riducendosi. Si registrano, se pur deboli, progressi nella gestione dei rifiuti.

Il Rapporto mostra un Paese in grandi difficoltà, che tuttavia mantiene in vita riserve di speranza. In questo quadro NextGenerationEU rappresenta una occasione senza precedenti per la ripresa.

INNOVAZIONE E TRANSIZIONE DIGITALE

In particolare sul capitolo dedicato a Innovazione, ricerca e creatività, gli indicatori dedicano un focus specifico alla diffusione delle tecnologie ICT.

La centralità del tema è stata messa in evidenza dall'emergenza COVID-19, durante la quale si è assistito ad una accelerazione del ricorso alla tecnologia digitale come strategia di risposta, individuale e collettiva, allo scenario di crisi, sul fronte dell'organizzazione delle attività produttive pubbliche e private e nell'accesso ai beni e servizi da parte di individui e famiglie.

Gli indicatori relativi alla diffusione delle tecnologie digitali evidenziano progressi significativi delle imprese e dei Comuni. Permangono grandi differenze territoriali, per dimensione e per settore delle imprese. La diffusione dell'ICT tra le famiglie e gli individui, accresciutasi negli ultimi anni, appare frenata dal persistere di fattori di esclusione materiali e immateriali, che si risolvono talvolta nella mancata corrispondenza tra opportunità offerte ed effettiva fruizione.

Nell'uso di internet restano indietro le donne, i più anziani e chi vive nel Mezzogiorno.

L'accesso a internet è uno dei presupposti necessari alla trasformazione digitale nella società. 

Nel 2020 il 69,2% della popolazione di 11 anni e più ha utilizzato internet regolarmente, almeno una volta a settimana. Tra il 2019 e il 2020 si registra l'incremento annuale più elevato degli ultimi 7 anni. La quasi totalità dei ragazzi di 15-24 anni naviga in rete (oltre il 90%), mentre per le persone di 60-64 anni la quota di internauti scende al 66,6%, e arriva al 44% tra le persone di 65-74 anni; in questi segmenti di utilizzatori meno assidui si registrano però gli incrementi più significativi rispetto all'anno precedente.

L'uso di internet è ancora caratterizzato da un divario di genere a favore degli uomini (72,9% contro 65,8% delle donne) stabile rispetto all'anno precedente. Però  tra i giovani di 15-19 anni si registra un vantaggio femminile, per le classi di età successive e fino ai 59 anni tali differenze sono molto contenute, mentre si accentuano per i più anziani, raggiungendo i 12 punti percentuali a favore degli uomini nella classe di età 65-74 anni.

Confermate nel 2020 rilevanti differenze territoriali. Lo svantaggio del Mezzogiorno (63,4%) è reso particolarmente evidente da uno scarto di 9 punti percentuali rispetto al Nord e al Centro (72,3%).

Un terzo delle famiglie non dispone di computer e accesso a internet da casa.

Nel corso degli ultimi anni i cellulari e gli smartphone si sono sempre più connotati come l'unica modalità di accesso al web, soprattutto in quei segmenti di popolazione caratterizzati da un minor utilizzo di internet (persone con basso titolo di studio e residenti nel Mezzogiorno).

Se da un lato questo dispositivo ha favorito una diffusione ampia dell'accesso alla rete, dall'altro esso non promuove lo sviluppo di competenze digitali più complesse. Nel 2020, in Italia, il 66,7% delle famiglie dispone di un accesso ad internet e di almeno un computer (+1,6% accesso ad internet rispetto al 2019).

Permangono differenze tra le regioni, con un generale svantaggio di quelle del mezzogiorno; il Trentino-Alto Adige e il Friuli-Venezia Giulia sono le regioni con la percentuale più elevata di famiglie tecnologicamente equipaggiate(74%).

È molto forte sul tema l'impatto del livello di istruzione, la quasi totalità delle famiglie in cui almeno un componente è laureato dispone di una connessione e di almeno un pc (92,8%), quota che scende al 31,7% quando il titolo più elevato in famiglia è la licenza media. Analoga tendenza si riscontra per le famiglie in cui è presente almeno un minore (87,4%) contro quelle composte di soli anziani (30,2%). Tali divari rimangono stabili rispetto al 2019.

Poco più di un'impresa su dieci vende via web ai consumatori finali.

L'e-commerce è un fenomeno in crescita, ma resta di dimensioni limitate, frenato anche dalle caratteristiche dimensionali e settoriali del sistema produttivo italiano.

Nel 2020 la quota di imprese italiane con almeno 10 addetti che nell'anno precedente hanno effettuato vendite a clienti finali (B2C) tramite propri canali web, piattaforme digitali o intermediari di e-commerce è dell'11,5%, più che raddoppiata rispetto al 2013 (5,1%). Permangono ampie distanze tra i territori, dal 7,5% delle imprese molisane al 33% di quelle della provincia autonoma di Bolzano, con il Nord e il Mezzogiorno ugualmente rappresentati sia nel gruppo di testa che in quello di coda della distribuzione. In generale, la media del Mezzogiorno (13,8%) supera di oltre 3 punti percentuali quella del nord Italia (10,6%). 

L'indicatore, per sua natura, varia molto in base ai settori di attività economica: nel settore dei servizi non finanziari raggiunge il 16,3%, nel manifatturiero scende al 6,6%. Come atteso, i settori più orientati alle vendite verso i consumatori finali mostrano i livelli maggiori dell'indicatore: dalle attività ricettive (da 54,9% nel 2013 a 90,4% nel 2020), editoriali (da 36,9% a 60,7%) e delle agenzie di viaggio (da 21% a 39,6%) fino al commercio al dettaglio (da 8,4% a 21,2%). Invece, tra le imprese manifatturiere spiccano quelle attive nel settore alimentare (16,1% nel 2020) e dei prodotti in legno (13,9%).

Anche la dimensione ha effetti sulla quota di imprese che vendono via web B2C: la propensione ad utilizzare questo canale di vendita è quasi doppia tra le grandi imprese (20,4%) rispetto alle piccole (11,3%). Rispetto all'Unione europea, l'Italia resta ancora nelle ultime posizioni della graduatoria, nonostante la crescita abbia più che dimezzato la distanza iniziale dalla media Ue27.

Costanti progressi nella copertura di rete internet, ma ancora bassa la banda ultralarga.

Il processo di transizione al digitale del nostro Paese è avanzato a un ritmo costante di anno in anno e nell'ultimo decennio la situazione è notevolmente migliorata, cosicché, nel 2019, la percentuale di famiglie che hanno accesso alla banda larga è l'88,9% mentre nel 2011 era appena il 10%. Nonostante i progressi, l'Italia si trova però ancora leggermente al di sotto della media europea.

Nel 2019, il 30% delle famiglie ha avuto accesso a reti di nuova generazione ad altissima capacità con una crescita di 6,1 punti percentuali rispetto all'anno precedente. Tuttavia, permangono differenze molto ampie sul territorio, con regioni che hanno una quota di famiglie servite da connessione a banda ultralarga superiore al 40% come il Lazio, la Liguria e la Campania, e territori che non raggiungono nemmeno il 10% come le Marche, il Molise e la provincia autonoma di Trento.

Il Mezzogiorno ha fatto un notevole passo avanti, raddoppiando la copertura, che ha permesso di ridurre il divario rispetto alle regioni del Centro-Nord: la percentuale di famiglie coperte da banda ultralarga nel Mezzogiorno passa dal 15,8% nel 2018 al 26,8% nel 2019.

Per altri approfondimenti, in particolare connessi alle competenze digitali e ai servizi on line dei Comuni, si rimanda al testo completo https://www.istat.it/it/files//2021/03/BES_2020.pdf e alle infografiche consultabili anche on line sul portale ISTAT https://www.istat.it/it/archivio/254761

Valenzano, 17 marzo 2021

 

 


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