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ISTAT: I DIVARI TERRITORIALI

 


 

 

Istat ha pubblicato un focus in cui fotografa i divari territoriali tra Mezzogiorno e Centro-Nord Italia relativamente a dieci trend principali, definiti sulla base degli orientamenti strategici e tematici del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). 

Scopo dell'analisi  è contribuire a valorizzare il potenziale informativo disponibile per sostenere il processo decisionale e valutativo.

I dati sono centrati sulla priorità trasversale 3 del PNRR "Divari di Cittadinanza", articolata in un obiettivo generale di convergenza e su due obiettivi specifici: Infrastrutture (missioni 1-3) e Servizi alle Persone (missioni 4-6). Il lavoro è corredato di 20 tavole, cartogrammi e grafici.

Nel lavoro si ricostruisce una mappa dei divari interni all'Italia, nella quale i diversi valori riportati disegnano il permanere dei ritardi del Mezzogiorno rispetto al resto del paese, malgrado una lunga storia di interventi per lo sviluppo e la coesione. Ci sono gap importanti nel valore della ricchezza prodotta, del livello d'istruzione, del tasso di occupazione dei giovani. Ne derivano nuovi fenomeni migratori che, a differenza dal passato, si connotano come una minaccia per il futuro. Gli scarti sembrano ridursi sul fronte delle infrastrutture, a partire dalla digitalizzazione, anche se  le tendenze appaiono discontinue e le aree interne appaiono fortemente penalizzate

Se ne deduce che gli esiti dei ritardi del Mezzogiorno stanno accentuando le fragilità della sua struttura socio-economica, anche attraverso una sorta di "tsunami demografico",  un processo piuttosto ben delineato e di portata rilevante. Se non si riuscirà a porre un freno a tale fenomeno, le tendenze in atto possono condurre verso un'involuzione progressiva e non sostenibile del capitale umano di molta parte del Mezzogiorno, storicamente il suo principale patrimonio. 

Scarica il focus

 

 

 

 

 

 

 

 

Approfondimento

Il Mezzogiorno è caratterizzato da un più basso livello di Pil pro capite rispetto al Centro-Nord, ma anche da una più bassa produttività, delle infrastrutture e dei servizi offerti dalla Pubblica Amministrazione. Tra il 2008 e il 2018, la spesa pubblica per investimenti nel Mezzogiorno si è più che dimezzata ed è passata da 21 a poco più di 10 miliardi. Dalla persistenza dei divari territoriali derivano scarse opportunità lavorative e la crescita dell'emigrazione, in particolare quella giovanile e qualificata, verso le aree più ricche del Paese e verso l'estero.Questo fenomeno genera impoverimento del capitale umano residente al Sud e riduce le possibilità di uno sviluppo autonomo dell'area.

Tuttavia, il Mezzogiorno è anche un contesto dalle grandi potenzialità e differenziazioni interne, dove risiedono oltre venti milioni di abitanti (circa un terzo della popolazione italiana), con un tessuto produttivo che – pur debole e incompleto – potrebbe generare effetti positivi per l'intero Paese.

Non a caso, l'attualità e urgenza della "questione meridionale" è un punto qualificante del PNRR, cui viene dedicata una priorità trasversale ("ridurre i divari di cittadinanza") mentre sono destinate risorse ingenti (circa il 40% del totale) per finanziare riforme e interventi, talvolta esclusivi per le 8 regioni del Sud.

L'ISTAT con questo lavoro contribuisce a mettere a disposizione il proprio patrimonio informativo per sostenere il processo decisionale e valutativo teso a fornire soluzioni al problema di colmare i divari.

Com'è noto, il PNRR si articola in 6 Missioni, suddivise in 16 Componenti, funzionali a realizzare gli obiettivi economico- sociali definiti nella strategia del Governo. Per ogni Missione sono indicate le linee di investimento e le riforme settoriali volte ad introdurre regimi regolatori e procedurali più efficienti nei rispettivi ambiti. In particolare, il Tema 5 della Missione 1 del PNRR mira a ridurre i divari strutturali di digitalizzazione, e la digitalizzazione è elemento chiave del PNRR e infatti assorbe il 27% circa delle risorse.

Generalmente in Italia si registra un certo ritardo nella digitalizzazione, per quanto dal 2015 siano in atto importanti programmi, in primis di natura infrastrutturale, ma la crisi pandemica ha evidenziato l'urgenza di investire nel digitale, come ampiamente dimostrato dalla fase del lockdown, dove chi non aveva competenze e opportunità? adeguate per comunicare, lavorare, studiare era fortemente penalizzato. In positivo, l'emergenza sanitaria ha anche dato nuovo impulso alla materia, con la previsione di nuovi ambiti di intervento e avviando la riorganizzazione di quelli già? in cantiere. 

Il PNRR ha dunque previsto numerose azioni per ridurre il digital divide, in particolare nel Mezzogiorno, a partire dagli investimenti per la diffusione e la capillarità? dell'infrastruttura, fino a quelli per aumentare la propensione all'utilizzo della rete, anche nei servizi al cittadino. L'analisi settoriale di ISTAT, in particolare, analizzando il tema prende in considerazione due gli indicatori: il grado di diffusione di internet nelle famiglie e la disponibilità sul territorio della banda ultralarga.

Nel primo caso il gap del Mezzogiorno si attesta intorno al 6% circa (dati 2021). 

Per quanto riguarda l'indice di penetrazione della banda ultra-larga, invece, la quota di sottoscrittori di abbonamenti in banda ultra-larga sulla popolazione residente è del 22% circa nelle regioni del Nord, al 22,8% del Centro, per scendere al 18,4% al Sud e al 17,5% nelle Isole. Un divario non molto ampio, ma che tende ad allargarsi con maggiori differenze dall'analisi su base provinciale, con un forte ritardo di digitalizzazione nelle aree interne e meno abitate in quanto meno remunerative per gli operatori privati delle TLC.

Nelle conclusioni, del Focus fornisce alcune indicazioni sulle possibili conseguenze di tale divario.

(G.D.)

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Valenzano, 31 gennaio 2023

 

 

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