Da un'indagine di Microsoft Italia: il Cloud computing porta più vantaggi al Sud e alle   piccole e micro imprese italiane.

"L'impatto del cloud computing sull'economia italiana" è il nome della ricerca realizzata dalle Fondazioni ResPublica e Astrid, in collaborazione con Microsoft. L'indagine presentata venerdì scorso a Roma dai presidenti delle due Fondazioni, Franco Bassanini per Astrid ed Eugenio Belloni per ResPublica, ha avuto lo scopo di indagare come lo sviluppo del cloud computing potesse contribuire ad aumentare la produttività delle imprese e la competitività del Sistema Paese, combinando al meglio capitale fisico e umano. La presentazione ha visto la partecipazione di Jean-Philppe Courtois, Presidente di Microsoft International, che ha spiegato come la sua azienda sia impegnata "a fornire a ciascun soggetto il proprio modello di cloud, privato, pubblico o ibrido".

Il cloud computing si può rivelare uno straordinario strumento dell'abilitazione alla società dell'informazione e all'economia digitale e la sua diffusione nella pubblica amministrazione può diventare un fattore importante di accelerazione della crescita.

Dall'analisi condotta è emerso che la maggiore incidenza in Italia, e in particolare nel mezzogiorno, di piccole e medie imprese, congiunto al ritardo nella penetrazione delle ICT e delle relative innovazioni di processo e di prodotto nel sud d'Italia, potrebbero portare maggiori vantaggi proprio a questi territori. Attraverso l'analisi di opportuni indicatori, l'indagine di Astrid e ResPublica dimostra come le sette Regioni del Mezzogiorno d'Italia avrebbero dall'adozione del cloud computing anche un vantaggio in termini di occupazione, mediamente superiore del 4% rispetto a quello complessivo per il Paese. La ricaduta occupazionale prevista, ad esempio, in Puglia avrebbe un vantaggio sulla Lombardia del 16%.

Comunque, dal punto di vista socio-economico l'impatto principale del cloud computing è  la globalizzazione dei servizi IT e dello scambio di dati e informazioni. Perciò emerge dalla ricerca l'importanza di uno sforzo collettivo nella definizione di regole, comportamenti e procedure che devono governare questo nuovo paradigma digitale, in modo da accelerarne i benefici e garantire allo stesso tempo la protezione degli utenti, delle aziende e del Paese, nel quadro di un mercato europeo libero, aperto e ben regolato. (i.cam)

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Valenzano, 9 novembre 2011