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#COHESIONALLIANCE

Ieri, 30 gennaio  il Comitato europeo delle regioni ha organizzato un briefing sul futuro della politica di coesione oltre il 2020 in cui l'Italia ha presentato la  propria politica in materia  adottata il 9 novembre 2017. 

 

La sessione informativa fa parte delle attività del Comitato europeo delle regioni che promuovono la #CohesionAlliance per una politica di coesione forte, efficace e più visibile oltre il 2020.

La politica di coesione è la principale politica di investimento europea per raggiungere l'obiettivo del trattato UE di coesione economica, sociale e territoriale. In tal modo, la politica di coesione ha un chiaro valore aggiunto nella creazione di posti di lavoro, crescita sostenibile e infrastrutture moderne, superamento delle barriere strutturali, aumento del capitale umano e miglioramento della qualità della vita di tutti i cittadini in tutta l'UE.

La posizione dell'Italia è stata condivisa in Conferenza unificata da Comuni e Regioni e il documento ha valore di indirizzo politico dell'azione che il Governo dovrà svolgere con la Commissione europea, il Consiglio europeo e il Parlamento europeo. Sarà pertanto un impegno anche dopo le prossime elezioni politiche del 4 marzo, nel segno della continuità sul piano negoziale europeo.

Rafforzamento degli investimenti con nuove risorse sui beni pubblici europei, come sicurezza e difesa, esclusione dei cofinanziamenti nazionali dal Patto di stabilità, vincolo dei fondi strutturali al rispetto dello stato di diritto e della solidarietà intra-europea. Sono questi in sintesi i punti principali della posizione del governo italiano, illustrata nel corso del briefing dal ministro per il Mezzogiorno Claudio De Vincenti. Il documento sottolinea l'importanza di una politica di coesione forte per promuovere un principio di cittadinanza comune. 

"La coesione deve rivolgersi a tutte le regioni Ue, anche se in modo differenziato - ha detto De Vincenti - per fare in modo che nessuno resti indietro e anche le aree più avanzate possano continuare ad andare avanti". Fra i punti essenziali della posizione italiana, De Vincenti cita anche una gestione più efficiente delle strategie macroregionali, l'identificazione di altri criteri oltre al Pil per decidere le assegnazioni dei fondi, la semplificazione dei meccanismi di monitoraggio e una nuova strategia di governance che metta al centro il dialogo fra Stato centrale ed enti territoriali. L'Italia, inoltre, chiede la cancellazione della cosiddetta condizionalità macroeconomica perché "sbagliata dal punto di vista europeo" e si dice contraria sia all'uscita del Fondo sociale europeo dal pacchetto dei fondi strutturali che all'uso della riserva di performance (fino a un massimo del 6% delle dotazioni nazionali, anche quelle già assegnate) ai fini delle riforme, così come proposto dalla Commissione Ue.

Nel contesto del dibattito in corso sul futuro della politica di coesione oltre il 2020, numerosi importanti attori hanno già espresso il loro punto di vista su questa importante questione.  Il Comitato europeo delle regioni ha adottato la sua posizione con l'adozione del suo parere su  "The future of Cohesion Policy beyond 2020"  l'11 maggio 2017, che è stato preparato dal relatore Michael Schneider, segretario di Stato e rappresentante del Land Sassonia-Anhalt presso il governo federale.
 
La Commisssione europea, invece, ha avviato una Consultazione pubblica sui Fondi dell'UE nel settore relativo a investimenti, ricerca e innovazione, PMI e mercato unico (vedi nostra notizia ndrattiva fino all'8 marzo 2018 e rivolta a tutti i cittadini e alle organizzazioni per recepire i pareri di tutte le parti interessate.
 

Scarica il documento con la posizione dell'Italia sulla politica di coesione dopo il 2020.

Valenzano, 31 gennaio 2018