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RAPPORTO SVIMEZ 2021

RAPPORTO SVIMEZ 2021 L'ECONOMIA E  LA SOCIETA' DEL MEZZOGIORNO

Previsioni Pil:  +12,4%  al  Sud  nel  periodo  2021/2024 (+15,6%  al  CentroNord) 

Se  la  pandemia  aveva  reso  omogenei  gli  andamenti  territoriali nel Centro-Nord e nel Sud,   la SVIMEZ prevede che nel 2021 il Pil del Centro-Nord si attesterà a +6,8% mentre nel Sud crescerà solo del 5%. Riparte il gap, dimostrando un Mezzogiorno meno pronto a rispondere agli stimoli di una domanda legata soprattutto a esportazioni e investimenti.

C'è poi anche  una questione  salariale che frena  la  crescita  dei  consumi e con lo sblocco dei licenziamenti dello scorso giugno - la SVIMEZ stima che ci siano stati circa 10.000 espulsi dal mercato del lavoro, di cui il 46% concentrato nelle regioni meridionali -  si ripropone il problema del lavoro caratterizzato al sud da basso tasso di occupazione ed eccessiva flessibilità del mercato del lavoro con il ricorso al tempo determinato per quasi 920 mila lavoratori meridionali.

Dal Rapporto svimez 2021 presentato nei giorni scorsi all'Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno, presieduta da Adriano Giannola, emerge come i divari siano troppo radicati per poter essere facilmente recuperati, aggravati anch dalla crisi precedente 2008-2013.

Questi gli elementi del gap: il lavoro è molto più precario che nel resto del Paese, per chiudere un processo civile al Sud ci vogliono 500 giorni contro i 180 giorni del Centro-Nord, un cittadino su tre risiede in Comuni in dissesto finanziario che quindi non hanno capacità di spesa, mentre  quelli che non sono in dissesto hanno il personale falcidiato ed enormi difficoltà a cogliere le opportunità delle risorse che arriveranno nei prossimi anni.

Infatti al Mezzogiorno arriverà il 40% delle risorse del PNRR, circa 82 miliardi, come ha ribadito la ministra per il Sud e i divari territoriali Mara Carfagna, ma gli enti locali avranno molte difficoltà a progettare gli interventi, anche per le carenze di personale idoneo a processarli.

Il Concorso per il Sud sta faticosamente procedendo nella sua seconda tranche - la prima ha permesso di assumere solo 800 dei 2800 tecnici preisti dal bando – ed entro il 2021 si dovrebbe procedere a 400 delle  mille assunzioni previste dal PNRR.

L'economia meridionale potrebbe avere una spinta decisiva, solo se si spenderanno interamente i fondi destinati al Mezzogiorno e se si riuscirà a trasformare la spesa per investimenti pubblici in nuova capacità produttiva in grado di intercettare una quota maggiore di domanda, interna ed estera. 

La SVIMEZ pone poi al Governo una serie di interrogativi in merito all'attuazione del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza si i servizi alle famiglie e i contributi alle imprese. 

Buona parte dei divari di genere dell'Italia sono ascrivibili alla situazione delle regioni meridionali. La quota di donne NEET è molto elevata nel Mezzogiorno, quasi 900mila, con valori intorno al 40% rispetto al 17% nella media europea. A conferma della maggiore difficoltà di accesso al mercato del lavoro delle giovani donne nel Mezzogiorno, il tasso di occupazione delle 20-34enni laureate da 1 a 3 anni è appena il  44% nel Mezzogiorno a fronte di valori superiori al 70% nel Centro-Nord.

Migrazioni e diminuzione della natalità, insieme all'incremento della mortalità media rispetto agli anni precedenti anche a causa degli effetti diretti e indiretti della pandemia, hanno determinato la pesante contrazione del  tasso di crescita della popolazione registrata nel 2020: -6,4‰ in Italia, -6,2‰ al Centro-Nord, con punte  del -7‰ nel Mezzogiorno.

Nel 2020, anche a causa della pandemia, la povertà assoluta è aumentata per le famiglie e per gli individui. Sono oltre 2 milioni le famiglie italiane povere, per un totale di più di 5,6 milioni di persone. Di cui oltre 775.000 nelle regioni meridionali per circa 2,3 milioni di persone. Il Mezzogiorno si conferma la ripartizione territoriale in cui la povertà assoluta è più elevata con un'incidenza del 9,4% fra le famiglie (era l'8,6% nel 2019).

Nel campo della sanità, si registrano valori di spesa pro capite mediamente più bassi nelle regioni del Mezzogiorno. La netta riduzione dell'assistenza ospedaliera operata per massimizzare i risparmi immediati, infatti, non è andata di pari passo con il rafforzamento dei servizi alternativi all'ospedale, in primis la medicina territoriale.

Tutti "divari di cittadinanza" che nel tempo  freneranno la ripresa.

Un'altra  sfida  decisiva  riguarda  il coordinamento tra  fondi  del PNRR e  fondi della Politica  di Coesione: bisogna  programmarli  e spenderli  in  sinergia  per ottenere  il  massimo  impatto  sui  territori  meridionali.  Per  il  completamento del  ciclo  2014/2020  dovranno  essere  spesi entro  il  2023  oltre  30  miliardi,  ai  quali  si  vanno  a sovrapporre  i  nuovi  fondi  del  periodo  successivo  2021/2027,  83  miliardi,  da  utilizzare  entro  il  2030.

Una quota  rilevante  di  queste  risorse  dovrà  essere  impegnata  al  Sud. 

Di  qui  il  monito  della  SVIMEZ: è  indispensabile  una  complementarietà  tra  politiche  di  coesione  nazionale  ed  europea  col  PNRR, che  può  avvenire  solo  a  patto  che  i  Programmi  della  Coesione  siano  effettivamente  aggiuntivi  e  che siano  uniformate  le  modalità  di governance . 

Infine le imprese, la  SVIMEZ  auspica  che  vi  sia  un'adeguata  capacità  di assorbimento  delle  risorse  stanziate da  parte  delle aziende  meridionali, pur chiedendo chiarezza  e superamento   dell'attuale  quadro estremamente  frammentato  di  soggetti  che  se  ne  occupano.  Solo  così industria  e  servizi  del  Sud  potranno  superare  la  tendenza  all'ampliamento  del  divario  rispetto  alle  aree più avanzate  del CentroNord, in termini  di capacità  innovativa e  livelli di  conoscenza.

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Valenzano, 2 dicembre 2021