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UE: FAKE NEWS 1

 

Sono 2.986 le risposte fornite alla consultazione pubblica lanciata dalla UE il 13 novembre 2017 e conclusa il 23 febbraio 2018: 2.784 di persone fisiche e 202 da organizzazioni legali. Il maggior numero di risposte proveniva da Belgio, Francia, Regno Unito, Italia e Spagna. Vale la pena notare un'alta partecipazione in Lituania, Slovacchia e Romania.

 

È stato presentato un rapporto di sintesi della consultazione in cui sono state presentate le tendenze preliminari che emergono dalle risposte ai due questionari somministrati: uno per i cittadini e un secondo per le persone giuridiche e i giornalisti a cui era chiesto anche di riflettere sulla loro esperienza professionale.

Le risposte dei cittadini

La sintesi delle risultanze della consultazione dei cittadini rileva che le opinioni espresse sono per lo più coerenti e omogenee, indipendentemente dalla nazionalità o dalla fascia di età. Solo i canali di informazione utilizzati variano leggermente in base all'età degli intervistati: i più giovani si informano di più sui social media, gli over 50 su TV e radio, ma oltre il 99% degli intervistati dichiara di essersi imbattuto con notizie false diffuse principalmente tramite social media, blog online e giornali online.

La minore fiducia è espressa nei confronti di social media, aggregatori di notizie online, blog e siti Web online. Maggiore credibilità hanno giornali e riviste tradizionali, siti Web specializzati e pubblicazioni online, agenzie di stampa e agenzie pubbliche.

La correttezza delle informazioni viene verificata confrontando le fonti, affidandosi ai media o alla reputazione dei giornalisti. Opinione diffusa è che le notizie false attirino le emozioni dei lettori (88%) e sono diffuse per orientare il dibattito pubblico (84%) infine sono concepite per generare lucro (65%).

I temi maggiormente colpiti dalla disinformazione sono: politiche, immigrazione, minoranze e sicurezza (per influenzare le politiche e minare le istituzioni pubbliche), seguiti dalle politiche ambientali e sanitarie e dalle finanze pubbliche. La metà degli intervistati ritiene che il fact-checking a posteriori non sia una soluzione in quanto non raggiungerà mai tutte le persone che hanno visto le prime notizie false.

Le opinioni sono divise sulle misure efficaci per ridurre la diffusione di notizie false: prevalgono l'informazione, l'educazione e l'empowerment degli utenti, seguite da vicino dalla classificazione, il controllo dei fatti e la limitazione delle entrate pubblicitarie.  Le risposte indicano infine una chiara preoccupazione per la censura e un desiderio di maggiore trasparenza, istruzione scolastica e alfabetizzazione mediatica.

Le risposte di giornalisti e persone giuridiche

Per questi attori la disinformazione intenzionale è volta soprattutto a influenzare le decisioni di voto alle elezioni e le politiche di immigrazione (75% e 74%) causando danno alla società. Altri temi coinvolti sono la fiducia nelle istituzioni pubbliche (72%) e le politiche sanitarie (71%). I social media sono i maggiori responsabili di notizie false insieme e blog e forum online. Poco più della metà degli intervistati vede le piattaforme di condivisione video come la terza fonte principale di notizie false. Più di un terzo degli intervistati dichiara di imbattersi in notizie false, anche su quotidiani solo online e aggregatori di notizie, un quinto circa su TV e media tradizionali come giornali online e riviste. I più affidabili sono la radio e le agenzie di stampa

Il controllo dei fatti attraverso le agenzie di stampa indipendenti e le organizzazioni della società civile è percepito come il metodo migliore per contrastare la diffusione della disinformazione online. La metà degli intervistati pensa anche che siano efficaci le restrizioni basate sul codice di condotta delle piattaforme e su meccanismi utili a bloccare i fornitori seriali di contenuti e notizie false.

Le piattaforme online e le agenzie di stampa eseguono normalmente il controllo sulle notizie con controllori umani, peer review e segnalazioni da parte di utenti attendibili. La grande maggioranza (74%) degli intervistati pensa che i lettori non siano sufficientemente consapevoli dei passi da compiere per verificare la veridicità delle notizie e sia dunque necessario aumentare i livelli di alfabetizzazione mediatica. La stragrande maggioranza degli intervistati (84%) ritiene che si debba fare di più per ridurre la diffusione della disinformazione online.

Dalla maggioranza vengono segnalate misure quali: investimenti per educare e responsabilizzare gli utenti, sviluppo di nuove forme di cooperazione tra media, promozione di organizzazioni della società civile per contrastare le notizie false.

Il 60% pensa che una misura di trasparenza come quella di informare gli utenti sui criteri e / o sugli algoritmi utilizzati per visualizzare i contenuti potrebbe anche essere efficace. Le organizzazioni dei media di informazione pensano di potere, dalla loro parte, intraprendere azioni per contrastare le notizie false aiutando i lettori a valutare le informazioni, quando e dove leggerle o approcciare criticamente le notizie online. Infine il 54% degli intervistati supporta un osservatorio indipendente che raccoglie studi e fornisce consigli generali su come affrontare la disinformazione online e, se pur con qualche remora, tali strutture sono ritenute utili allo scopo.

Scarica il Rapporto di sintesi della consultazione sulle notizie false e sulla disinformazione online 

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Valenzano, 14 marzo 2018