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I NODI DELLA RICERCA ASSINTER SULLE IN-HOUSE

 

La ricerca Assinter 2015 "Le Società Pubbliche ICT: un confronto tra pratiche e performance per il miglioramento continuo" è stata presentata al primo Euritas summit 2015 (vedi nostra notizia ndr). L'analisi è stata condotta da SDA Bocconi e Politecnico di Milano sui risultati conseguiti dal campione di società In-house ICT pubbliche, anche per interpretare le politiche di innovazione digitale sul territorio. 

 

"Le in-house costituiscono una risorsa fondamentale al servizio di una corretta e coerente digitalizzazione del Paese". Sono le parole che Mariano Corso, docente del Politecnico di Milano e uno degli estensori della ricerca, ha rilasciato in un'intervista a CorCom il 15 ottobre scorso.  "Le grandi sfide dell'Agenda Digitale, così come definite dal documento per la Crescita Digitale, non potranno attuarsi in assenza di un forte committment di Regioni e Province Autonome - ha continuato - Le in-house possono costituire non solo il braccio attuativo sul territorio, ma anche quell'elemento di coesione capace di favorire il raccordo tra diverse iniziative regionali e tra queste e l'azione del Governo e della Agenzia per l'Italia Digitale".  

La premessa della ricerca è l'impianto della Legge di Riforma della PA, approvata in Senato, il 4 Agosto 2015, che all'articolo 18 affronta il tema delle società a partecipazione pubblica con l'obiettivo di ridurne il numero e semplificarne la normativa di riferimento. Anche le società pubbliche ICT rientrano in questo ambito legislativo, ma con un loro specifico profilo che Assinter, l'Associazione che le rappresenta e ha commissionato la ricerca, tende a valorizzare. Il tutto in uno scenario in cui la modifica costituzionale recentemente approvata (Art.117) di fatto attribuisce allo Stato competenze esclusive in materia di sistemi informativi della PA e centralizza le competenze IT, al fine di accelerare i processi di digitalizzazione dell'amministrazione.  

In questo contesto, le società In-house stanno assumendo un nuovo ruolo sempre più strategico e proattivo nei confronti dei loro committenti, abbandonando il modello tradizionale di software-house pubbliche. Ciò comporta profonde modifiche dei modelli organizzativi delle società, con aperture crescenti al mercato ICT, nei confronti del quale assumono funzioni inedite di stimolo all'innovazione. Le società pubbliche si stanno trasformando dunque, diventando sempre più parte integrante del sistema della domanda di innovazione digitale della Pubblica Amministrazione. 

"Le IT in-house hanno capito cosa devono fare e si stanno muovendo verso la trasformazione richiesta dalla Riforma della PA (chiarezza, trasparenza, semplificazione e promozione della concorrenza) e dalla tendenziale centralizzazione delle competenze in materia di Sistemi Informativi della PA - ha affermato, sempre a CorCom Paolo Pasini, docente della Bocconi e uno degli autori della ricerca - Hanno intrapreso la strada del cambiamento reale per prepararsi a giocare un ruolo diverso dal passato, con nuovi modelli organizzativi, nuove competenze, nuovi modelli di sourcing e di relazione con azionisti e mercato locale, nuovi meccanismi operativi di funzionamento (incentivazione, carriere, misurazione prestazioni, gestione dei progetti, etc.)."

Dunque le in-house come partner strategico dell'innovazione digitale al servizio del territorio, modelli organizzativi sempre più snelli e aperti al mercato per valorizzare l'ecosistema digitale regionale, riduzione del 'nucleo operativo' - le componenti dedicate alle attività di gestione operativa dell'infrastruttura ICT e di realizzazione del software - ed esternalizzazione dei servizi. Inoltre, l'orientamento al cliente porta alla costruzione di un 'catalogo dei servizi', sempre più diffuso anche se in maniera non uniforme, e all'identificazione dei fattori di valutazione delle prestazioni, che introducono concetti quali Service Level Agreement (SLA) e Key Performance Indicator (KPI).

Spostando il focus sulla domanda, cambiano profondamente anche le professionalità necessarie ad assolvere il nuovo ruolo. Le solide competenze tecniche dei professionisti presenti nelle in-house vengono flesse nella direzione di management e accompagnamento della domanda, mentre cresce la necessità di fare scouting di   soluzioni,   sviluppare   prototipi   e   avviare sperimentazioni   e   progetti   pilota,   anche   grazie a collaborazioni con aziende private, forme di procurement innovativo e finanziamenti pubblici all'innovazione. Occorre anche ripensare completamente il codice degli appalti, inadeguato alla natura della fornitura di servizi per l'innovazione digitale, per permettere  la corretta collaborazione tra tutti i soggetti in campo.

La tendenza è sempre più a diventare erogatori di servizi ai cittadini e alla collettività, in un quadro in cui le  competenze specialistiche delle in-house devono essere messe a fattor comune in un modello a rete, 'per generare  servizi condivisi a livello sovraregionale e garantire la cooperazione e l'attuazione coerente dell'Agenda Digitale' si legge nella ricerca.

Nel loro nuovo ruolo, le società in-house diventano dunque 'un vero e proprio ponte' tra le esigenze di innovazione della PA e le capacità di risposta del mercato, in una logica di sinergia e reciproca crescita a favore dell'intero sistema. 

Scarica il summary della ricerca.

Valenzano, 22 ottobre 2015