RAPPORTO SVIMEZ 2016
SVIMEZ, RAPPORTO 2016: serve una politica industriale, specie al sud, le misure di contrasto alla povertà risentono della carenza di risorse, bene il ripristino della decontribuzione totale su nuovi assunti nel 2017 solo nel mezzogiorno, ma ancora luci e ombre per i patti per il sud. | |
Presentato lo scorso 10 novembre il Rapporto 2016 sull'economia del Mezzogiorno, anticipato la scorsa estate da una prima riflessione sull'andamento dell'economia del sud (vedi nostro articolo ndr). Le principali proposte SVIMEZ parlano della necessità di una nuova politica industriale per il rilancio del Mezzogiorno e delle difficoltà delle imprese meridionali di accedere agli strumenti di incentivazione nazionali. È ritenuto utile il ripristino, solo nel Mezzogiorno, dell'esonero totale dal pagamento dei contributi INPS a carico del datore di lavoro per i nuovi assunti, giovani e svantaggiati, a tempo indeterminato, per tutto il 2017, mentre sono assolutamente insufficienti le risorse per l'introduzione di una prima misura nazionale di contrasto alla povertà nelle famiglie a rischio. Per Masterplan e Patti per il Sud servono diverse e ulteriori forme di finanziamento, coordinamento e unitarietà della programmazione e una chiara strategia sovraregionale. Una politica industriale per il rilancio del Mezzogiorno, secondo il Rapporto, deve essere basata su alcuni capisaldi:
Sul Mercato del lavoro: Di fronte alla enorme sotto utilizzazione del capitale umano di giovani e donne e alla strutturale carenza di occasioni di lavoro specialmente qualificato, è importante che l'occupazione al Sud sia al centro della ripartenza, ma il divario strutturale è ancora troppo ampio: nel 2015 gli occupati al Sud erano sotto la soglia di 6 milioni. Peraltro, il maggior contributo alla ripresa occupazionale meridionale è venuto dai contratti a termine e part time, essendo agricoltura e turismo i settori che hanno fatto il più elevato numero di assunzioni. In definitiva, è l'occupazione atipica ad essere tendenzialmente cresciuta, e, in questo quadro, rientra anche l'esplosione dei voucher ai quali occorre mettere un freno. Per i giovani tra i 15 e i 34 anni il Sud si colloca in fondo a ogni classifica europea, facendo registrare una condizione giovanile nel mercato del lavoro, e nella formazione, peggiore della Spagna e perfino della Grecia: basti pensare che al Sud ha una borsa di studio solo il 52% degli idonei, contro il 92% del Nord. Di qui l'idea della SVIMEZ di dar vita a un MIT per il Mezzogiorno. A sua volta il mercato del lavoro femminile è a bassa occupazione e qualificazione. Per di più, i servizi per l'infanzia offerti dalle PA sono carenti. Sulla Povertà: Non è più rinviabile, secondo la SVIMEZ, una misura organica e universale di contrasto della povertà. Soprattutto alla luce della comparsa dei "nuovi poveri", lavoratori anche diplomati o laureati che con la crisi hanno subito un netto peggioramento della condizione economica (perdita di lavoro, riduzione di orario e salariale, perdita del potere d'acquisto connessa alla precarietà). Con la crisi, al Sud il 60% degli individui in famiglie giovani è a rischio povertà. L'adozione di un Piano nazionale per la lotta alla povertà e all'esclusione, con l'istituzione di un Fondo, è solo un primo passo. Ma le risorse messe in campo, che peraltro sono rimaste invariate anche per il 2017, sono ancora troppo poche e consentono di raggiungere al massimo un terzo di quei 4,5 milioni di persone, di cui circa 2 milioni e 100 mila nel Mezzogiorno, che attualmente in Italia versano in condizioni di povertà assoluta. Sui Patti per il Sud: La sfida per il Mezzogiorno è quella dell'addizionalità, solo così Masterplan e Patti per il Sud possono diventare strumenti davvero efficaci e non risolversi in una mera ricognizione di opere o nella sola accelerazione della spesa. A tal proposito, è condivisibile la mole di risorse importante destinate alla coesione e l'individuazione di aree tematiche in larga parte coincidenti con i driver indicati dalla SVIMEZ. Modesto, però, l'impatto finanziario per 2016 e 2017, con il rischio concreto di ulteriore sostitutività. Secondo la SVIMEZ, il Mezzogiorno può essere un'opportunità per l'economia italiana, la cui soluzione ai problemi strutturali non verrà da una ripresa internazionale alla quale agganciarsi, ma solo sviluppando gli investimenti, pubblici e privati Sono 5 i driver identificati:
Vai al Rapporto SVIMEZ 2016 sull'economia del Mezzogiorno Valenzano, 16 novembre 2016
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