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47° RAPPORTO CENSIS

Nella società sciapa e infelice l'economia digitale può fare la differenza.

Giuseppe Roma, direttore generale e Giuseppe De Rita, presidente del Censis hanno presentato venerdì scorso, 6 dicembre a Roma il Rapporto sulla situazione sociale del Paese. Giunto alla sua 47ª edizione, nel rapporto ampio spazio è dedicato alle modificazioni prodotte dalla tecnologia, sempre più diffusa. L'immagine che ne esce fuori del nostro paese è, nelle parole del rapporto, 'sciapa e infelice'.

"Senza il fervore del sale - dicevano gli alchimisti e recita il documento nelle considerazioni generali - non si può produrre alcuna mutazione degli elementi", per questo noi che siamo sciapi, manchiamo di sale e diventiamo anche malcontenti, quasi infelici, se non fosse che alcune sfide di crescente attualità possono dare luogo all'esplicarsi di nuove energie e responsabilità. Tra di esse, il processo di digitalizzazione che permette di immaginare l'apertura di nuovi spazi imprenditoriali e di nuove occasioni occupazionali dando vita alla cosiddetta 'economia digitale'.

Se da un lato la 'anche troppo enfatizzata Agenda digitale italiana', stenta a entrare nel vivo dell'azione amministrativa e a coinvolgere energie private, a tutti i livelli, c'è una enorme possibilità di nuovo sviluppo, se lo Stato sarà capace di fare un passo indietro, rafforzando la sua capacità interna di usare le potenzialità delle reti e dei servizi digitali, senza pretendere di sostituirsi al privato nell'utilizzare web o social network per la promozione del Paese e della sua economia.

"Se ne vedono i sintomi nella crescita massiccia dei cosiddetti 'artigiani digitali' (quasi sempre giovani con una certa aggressività, sia pure soft, come si conviene al settore)  - recita ancora il Rapporto - e nell'interesse crescente per movimenti di mercato che potrebbero dare luogo a una significativa presenza di nuove aziende private strutturate. Sarebbe un passo avanti anche nel campo delle privatizzazioni, rispetto alla presenza privata nei servizi a tariffa per le amministrazioni pubbliche che ha caratterizzato l'economia mista degli ultimi vent'anni".

Motore di questo processo di sviluppo è la connettività, non intesa semplicemente e banalmente come connessione tecnica fra i soggetti, ma piuttosto come "una connettività crescente di comportamenti e culture individuali e collettive".

La tecnologia è comunque un pre-requisito per avviare e mantenere le connessioni e per garantire un orizzonte sempre più ampio delle stesse.

Nel capitolo del Rapporto dedicato a Comunicazione e media si indaga su come sia cambiato il comportamento degli italiani, in quella che viene definita 'l'evoluzione digitale della specie', resa possibile dalla rete internet. Prima di tutto, si conferma il ruolo intramontabile della televisione, seguita dalla quasi totalità degli italiani, mentre gli utenti di internet, dopo il rapido incremento registrato negli ultimi anni, si assestano al 63,5% della popolazione (+1,4%). Spicca la distanza tra i consumi mediatici dei giovani e quelli degli anziani, con i
primi massicciamente posizionati sulla linea di frontiera dei new media e i secondi distaccati, in termini di quote di utenza, di decine di punti percentuali.

Nelle logiche di accesso alle fonti, nel web prende piede la consultazione dei motori di ricerca che operano anche da aggregatori di notizie, come Google (al 46,4% di utenza per informarsi nel 2013), così come salgono gli impieghi di Facebook (37,6%) e YouTube (25,9%). Ma è scomponendo i dati in base alle variabili anagrafiche che ci si rende subito conto di avere davanti tre pubblici differenti, tre tipologie di utenza dell'informazione che hanno tra loro pochi punti in comune.

Gli strumenti di informazione preferiti dai giovani d'età compresa tra i 14 e i 29 anni sono i telegiornali (ma la percentuale scende al 75%), seguiti da vicino da Facebook (71%), dai motori di ricerca sul web (65,2%) e da YouTube (52,7%). Solo i tg (89,5%) e i gr (61,7%) superano il 50% nella fascia d'età tra i 45 e i 64 anni. Tra gli over 65 la situazione è ancora più semplificata, con i tg al 92,8% di utenza e il resto dei mezzi molto più lontani.

I 'connessi mobili' (8,1%) si collegano per un periodo di tempo che arriva fino alle tre ore giornaliere e i 'supermobili',  fanno ricorso alla connessione mobile per oltre tre ore ogni giorno e quindi sono always on (11,5%). Tra queste due categorie, entrambe tecnologicamente evolute, si registra una divaricazione, in quanto i connessi mobili presentano un quadro di comportamenti che oscilla tra la tradizione e l'innovazione, mentre i supermobili assumono atteggiamenti più innovativi e radicali. C'è poi il terzo profilo, caratterizzato dall'uso di
linee adsl attraverso un pc da tavolo o un pc portatile per meno di un'ora al giorno: sono i 'connessi tradizionali' (19,9%) e, anche se usano il web tutti i giorni, lo fanno in modo funzionale ai propri interessi, in particolare per motivi di studio e di lavoro.

L'attività più frequente svolta dagli utenti di internet è la ricerca di informazioni su aziende, prodotti, servizi: il 68% degli internauti svolge questo genere di ricerche. La rete serve anche a cercare lavoro: è il 15,3% della popolazione, con un aumento del 5,3% nell'ultimo anno. Infine, nonostante la crescente tendenza a fare della rete tutti gli usi possibili, è diffusa nella popolazione la convinzione che la privacy sia un elemento imprescindibile
dell'identità personale: è pari al 96% la quota di italiani che dichiarano di considerare inviolabile il diritto alla riservatezza dei propri dati. Gli italiani sono convinti che sul web sia meglio non lasciare tracce (83,6%) e temono che molti siti web estorcano i dati personali senza che gli utenti se ne accorgano (l'83,3%), così il 54% giudica necessaria una normativa più severa, anche con l'introduzione di sanzioni più dure in presenza di violazioni e la possibilità di rimuovere dal web eventuali contenuti sgraditi.

Vai al sito del Censis - Vai al 47° Rapporto sulla situazione sociale del Paese.

Valenzano, 9 dicembre 2013

 


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