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CENSIS: 12 ° RAPPORTO SULLA COMUNICAZIONE

Decolla l'economia della disintermediazione digitale, dove la tv è ancora la regina dei media, ma sul web si cercano informazioni, si fanno acquisti, si sbrigano pratiche.

 

Parla esplicitamente di 'rivoluzione copernicana' con l'utente al centro del sistema, grazie a internet e ai dispositivi digitali, il 12° Rapporto Censis sulla comunicazione, che fa il bilancio della grande trasformazione dei media dell'ultimo decennio e afferma e che si è compiuta in tre passaggi.

Il primo passaggio ha comportato la moltiplicazione e integrazione dei media, in cui l'utente, o l'io-utente come lo chiama il rapporto, si sposta autonomamente per comporre i propri palinsesti personali, rintracciando i contenuti di proprio interesse secondo tempi e modi a lui più consoni.

Il secondo passaggio è stato caratterizzato dalla miniaturizzazione dei device tecnologici e dalla proliferazione delle connessioni mobili che, grazie alla tecnologia del cloud computing e alla diffusione delle app per smartphone e tablet, ha prodotto 'l'era biomediatica' con le biografie personali sui social network e dove la condivisione di mezzi e contenuti ha prevalso sulla riservatezza. Il risultato è stato che il singolo non è più semplicemente uno spettatore inattivo, ma diventa anche un potenziale produttore di contenuti.

Il terzo passaggio è l'oggetto di analisi del rapporto e coincide con l'avvio  del ciclo della economia della disintermediazione digitale. I nuovi media digitali, smartphone e tablet soprattutto, assumono un valore simbolico che va al di là del loro valore di uso e nel contempo la loro multifunzionalità e la possibilità di personalizzazione li rende rispondenti a una pluralità di bisogni, spesso molto più sofisticati rispetto alla sola esigenza di comunicare e informarsi.

Questo dimostrano i dati.

Se la Tv è sempre regina dei media (quota di telespettatori che coincide sostanzialmente con la totalità della popolazione il 96,7%), in Italia si registra comunque un boom di smartphone e tablet che rende la tv web e mobile (rispettivamente 23,7% e '11,6%), mentre ormai il 10% degli italiani usa la smart tv connessa in rete (anche se solo il 5,2% si connette con banda ultralarga). Stessa  conferma per la radio (83,9% degli italiani), ma si diffonde l'ascolto per mezzo dei telefoni cellulari e via internet.

Crescono ancora i social network, il 50,3% è iscritto a Facebook e il 77,4% dei giovani under 30, ma per l'uso degli smartphone è boom (+12,9%) e ora vengono impiegati regolarmente da oltre la metà degli italiani (il 52,8%), mentre i tablet praticamente raddoppiano la loro diffusione nel giro di un biennio e oggi si trovano tra le mani di più di un quarto degli italiani (il 26,6%). Diminuisce ancora la fruizione cartacea dell'informazione (-1,6% i lettori dei quotidiani rispetto al 2013), in crescita i contatti dei quotidiani online (+2,6%). Non si segnala una ripresa dei libri e gli e-book contano su una utenza ancora limitata (8,9% della popolazione).

Aumentano ancora le distanze tra giovani e anziani, gli utenti giovani della rete arrivano al 91,9%, mentre si fermano al 27,8% gli anziani e anche l'uso è differente (usa telefoni smartphone l'85,7% dei primi, solo 13,2% dei secondi). Agli ultrasessantacinquenni il primato della lettura dei quotidiani (il 54,3% contro il 27,5%), nasce il press divide.

Aumento record dell'utenza delle tv all news (+34,6%) che entrano a pieno titolo nella gerarchia delle fonti. Oggi le prime cinque fonti di informazione usate dagli italiani sono: i telegiornali (76,5%), i giornali radio (52%), i motori di ricerca su internet (51,4%), le tv all news (50,9%) e Facebook (43,7%). Ma tra i più giovani la gerarchia delle fonti cambia: al primo posto si colloca Facebook (71,1%), al secondo posto Google (68,7%) e solo al terzo posto compaiono i telegiornali (68,5%) con tutto quello che questo può comportare in termini di controllo della correttezza delle informazioni.

Infine i dati relativi all'economia della disintermediazione digitale. Il 60,4% degli utenti del web ricerca strade e località, il 56% informazioni su aziende, prodotti, servizi, il 46,2% fa home banking e il 43,5% fa acquisti sul web, ovvero 15 milioni di italiani. Una moltitudine di utenti web svolge un'attività ludica: gioca, ascolta musica, vede film. Anche i palinsesti sono disintermediati e diventano "liquidi" producendo l'effetto che sempre meno persone assisteranno nello stesso momento agli stessi programmi, nell'ordine definito dalle emittenti. Ma la verà novità del fenomeno è che la crisi economica  ha costretto gli italiani a tagliare su tutto tranne che sui media digitali connessi in rete, perché grazie ad essi hanno aumentato il loro potere individuale di disintermediazione, che ha comportato un risparmio netto finale nel bilancio familiare. Meno spreco di soldi e tempo, questa la spinta maggiore alla diffusione dei servizi in rete.

Il 12° Rapporto Censis-Ucsi sulla comunicazione, promosso da Mediaset, Rai e Telecom Italia, presentato oggi a Roma presso la Sala Zuccari del Senato da Massimiliano Valerii, Responsabile del settore Comunicazione del Censis, e discusso da Andrea Melodia, Presidente dell'Ucsi, Stefano Selli, Direttore Relazioni istituzionali di Mediaset, Antonio Marano, Vicedirettore Generale per il Coordinamento dell'offerta televisiva della Rai, Roberto Loiola, Presidente e Amministratore Delegato di Alcatel-Lucent Italia, Giovanna Maggioni, Direttore Generale dell'Upa, Carlo Freccero, autore televisivo e saggista, e Giuseppe De Rita, Presidente del Censis.

Scarica la sintesi del Rapporto

Vai al sito del Censis

Valenzano, 26 marzo 2015

 


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