"Ricerca e privati devono aiutare a dare velocità all'architettura nazionale cyber. Nello specifico, il modello PPP (public and private partnership) deve essere un acceleratore del piano strategico nazionale di cybersecurity" .

Lo ha detto Roberto Baldoni, direttore del Cyber Intelligence and Information Security Center (CIS), nella presentazione dell'Italian Cyber Security Report 2015  - Un Framework Nazionale per la Cyber Security, svoltosi il 4 febbraio scorso a Roma presso l'aula magna del rettorato dell'Università degli Studi di Roma "La Sapienza".

È il primo documento frutto di una reale public-private-partnership tra accademia, mondo del privato e settore governativo. L'Italian Cyber Security Report 2015 è infatti  frutto di una collaborazione che ha visto alcune tra le più grandi aziende italiane e internazionali collaborare con alcuni degli attori principali dell'architettura nazionale governativa di cyber security.

Il documento presenta un Framework Nazionale di cyber security, specializzato sulla realtà produttiva Italiana, con un approccio fortemente legato a una analisi del rischio e non a standard tecnologici. Scopo del rapporto è quello di sensibilizzare il mondo delle PMI, delle grandi aziende e delle infrastrutture critiche riguardo alla sicurezza informatica, nonché fornire un linguaggio universale e trasversale a tutti i settori interessati, da quello governativo a quello privato.

Il sistema economico e sociale dei paesi avanzati è diventato fortemente dipendente dal cyberspace,, quell'insieme di reti e sistemi informativi con i quali vengono erogati servizi indispensabili a cittadini, da parte degli enti governativi, delle infrastrutture critiche, delle imprese e della pubblica amministrazione. Tuttavia il cyberspace è esposto a numerosi rischi e, nonostante gli sforzi, permane la vulnerabilità del sistema che può essere sfruttata per entrare illecitamente nei sistemi informativi di una organizzazione. 

Gli attacchi informatici, cresciuti negli ultimi anni in modo esponenziale per complessità e risorse utilizzate, non possono essere fermati dalle singole organizzazioni, ma hanno bisogno di una risposta dal sistema paese. Il rischio cyber non può essere annullato, ma è importante che ci si doti di una serie di strumenti e metodologie per migliorare la consapevolezza, affrontare in modo strutturato la risposta e supportare le organizzazioni, gli enti e le organizzazioni pubbliche e private, per la riduzione del rischio e la mitigazione degli effetti di eventuali, possibili incidenti di sicurezza.

Il documento è strutturato in tre parti. Nella prima parte viene presentato il Framework Nazionale, le sue motivazioni e le guide per il suo utilizzo. La seconda parte presenta una contestualizzazione del Framework per piccole medie imprese e una serie di raccomandazioni per le grandi Imprese su come applicare il processo di gestione del cyber risk. Infine la terza parte mostra come il Framework si relaziona con il panorama normativo Italiano e con specifiche regolamentazioni di settore, nonché contiene un approfondimento sulla gestione del rischio cyber e la relazione con il mercato assicurativo.

Il documento, è stato sottoposto a una consultazione pubblica durante la quale sono stati ricevuti oltre 500 emendamenti provenienti da cittadini e organizzazioni pubbliche e private e sarà in continua evoluzione.

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Valenzano, 8 febbraio 2016