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RAPPORTO CENSIS 2014

Il Paese delle sette giare.

 

Giunto alla 48ª edizione, il Rapporto Censis interpreta i più significativi fenomeni socio-economici in Italia che definisce "il paese delle sette giare", in cui interessi e comportamenti individuali e collettivi si aggregano in mondi non dialoganti che vivono in se stessi e di se stessi.

Le sette giare sono: i poteri sovranazionali, la politica nazionale, le sedi istituzionali, le minoranze vitali, la gente del quotidiano, il sommerso, il mondo della comunicazione. Se si vuole evitare che la dinamica tutta interna alle sette giare porti a una perdita di energia collettiva, esse vanno connesse utilizzando la politica come promotore dell'interesse collettivo.

Nella seconda parte del Rapporto, «La società italiana al 2014», vengono affrontati i temi di maggiore interesse emersi nel corso dell'anno, descrivendo la solitudine dei soggetti, i punti di forza e di debolezza dell'Italia fuori dall'Italia. Nella terza e quarta parte infine si presentano le analisi per settori: la formazione, il lavoro e la rappresentanza, il welfare e la sanità, il territorio e le reti, i soggetti e i processi economici, i media e la comunicazione, il governo pubblico, la sicurezza e la cittadinanza.

Nel capitolo dedicato al governo pubblico si parla di capitale culturale di un territorio come chance di crescita non solo economica e si sottolinea la necessità di un rinnovamento generazionale (età media passata da 44,2 anni nel 2001 a 48,7 nel 2012) che viene definito il campo di sfida su cui misurare la qualità dell'intento riformistico.

Si afferma che la crisi ha interrotto in tutta Europa il processo di riduzione delle disparità regionali. Fino al 2008 le disparità tra le economie regionali erano in diminuzione, invece nel 2013 la disparità regionale, in riferimento all'occupazione, era maggiore di quella del 2000. Il nodo politico è nei fondi strutturali. Alla fine del periodo di programmazione 2007-2013 dei fondi strutturali, finalizzati alla convergenza fra regioni ricche e regioni in ritardo di sviluppo, le risorse effettivamente impiegate in Italia sono risultate pari al 54% di quelle disponibili. Nello scampolo di programmazione che ci resta (2014-2015) dovremmo portare a termine gli interventi per il restante 47% (quasi 14 miliardi di euro), con una capacità di spesa corrispondente a un miliardo al mese da qui alla fine: un obiettivo difficilmente raggiungibile. 

In questo contesto è inserito il problema del capitale inagito del Paese che, con una frase colta, fa affermare al Presidente del Censis, Giuseppe De Rita, che se le risorse liquide non si movimentano, restano sterili, sono solo cose.

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Valenzano, 10 dicembre 2014

 


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